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Paolo Mauri, la musica in casa e la Centrale Elettrica

Paolo Mauri ha visto tante cose.

Punk nella provincia bergamasca a fine anni Settanta, è stato in pellegrinaggio a Londra nel 1979. Negli anni Ottanta ha fondato, insieme a Fabio Magistrali, i Weimar Gesang, seminale gruppo new wave italiano. È stato bassista degli Afterhours e fonico agli studi BIPS di Milano, crocevia della scena underground meneghina degli anni Novanta. Come fonico e produttore ha preso parte alla realizzazione di una serie di dischi interminabile (e difficilmente eguagliabile in quanto a eclettismo): dai Massimo Volume a Cristiano Malgioglio, dai Sottopressione ai Sottotono fino a Le Luci Della Centrale Elettrica. Dai primi anni del nuovo secolo ha spostato quasi interamente il suo lavoro fra le mura domestiche, abbracciando le nuove tecnologie e abbattendo i costi per i musicisti che collaborano con lui. È giunta l’ora del funerale dello studio di registrazione così come lo abbiamo conosciuto fino a oggi?

Com’è nata questa metodologia di lavoro “casalingo”?
PM – È stata dettata soprattutto da esigenze personali e familiari: mi sono ritrovato “costretto” a potermi muovere meno per lavoro e quindi a dover cercare di organizzarmi il più possibile porzioni lavorative in solitaria a casa mia. Inizialmente erano solo operazioni di riascolto ed editing. Poi, grazie alle caratteristiche della tecnologia digitale, ho proposto e introdotto anche fasi più avanzate e critiche, come il mixaggio, il mastering e dove possibile anche la registrazione. Da tener presente che non necessariamente per un lavoro mi potevano competere, e così ancora oggi, tutte le fasi produttive per un disco: a volte solo mixaggi, altre solo registrazioni o solo mastering.

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