È ormai un dato di fatto che gli studi di registrazione stiano scomparendo in tutto il mondo. La crisi della discografia tradizionale, lo sviluppo costante e prepotente dell’home recording di qualità e il successo di generi musicali facilmente producibili in contesti domestici hanno causato la chiusura negli ultimi dieci anni di un numero enorme di strutture deputate alla nobile arte della registrazione sonora. Perché quindi imbarcarsi nella sfida, apparentemente impossibile, di aprire uno studio ai giorni nostri? Matteo Cantaluppi (fonico e produttore per Nesli, The R’s, Canadians, Paolo Cattaneo…) insieme ad altri due pazzi ci sta provando (e riuscendo) proprio nel cuore di Milano.
Due fonici e un musicista: come e perché nasce il Mono?
MC – Il Mono Studio nasce quasi due anni fa, nel periodo in cui Matteo Sandri, Enea Bardi e io avevamo bisogno di una struttura per poter mettere le nostre macchine e lavorare. Matteo Sandri e io abbiamo gestito per quasi due anni una piccola regia all’interno del Jungle Sound a Milano ed Enea utilizzava da tempo una sua piccola struttura poco più lontano. Caso vuole, un giorno siamo stati “sfrattati” tutti e tre per vari motivi, per cui è scattata la ricerca in tutta Milano di un locale in affitto. Non ti dico le difficoltà, soprattutto perché il mercato immobiliare in quel momento era in puro delirio, per cui i prezzi erano altissimi. Dopo qualche mese, però, a forza di cercare disperatamente, abbiamo trovato una piccola perla, la nostra “bella addormentata”, come la chiama Enea. Una splendida cantina del 1600, in pieno centro! Un ex studio Video in cui si faceva dal doppiaggio al telecinema, fino alle duplicazioni, ma sottoutilizzata da una decina di anni; quindi una struttura piuttosto grossa. È stata una bella fortuna, lo sappiamo bene, e devo anche dire che i proprietari del posto ci hanno dato un’ottima opportunità. Milano spesso appare come una città ostile alla cultura giovanile, i prezzi sono altissimi rispetto al reddito, non è facile aprire un’attività prima dei 30/35 anni, e soprattutto mi sembra anche che stia diventando una città che assorbe le varie mode europee, piuttosto che inventarle, per cui trovare delle persone che hanno lavorato per più di 30 anni, come appunto i proprietari delle mura del Mono Studio, disposte a dare fiducia a tre ragazzi piuttosto giovani, non è cosa semplice. Alla fine abbiamo trovato un accordo sensato per tutti quanti, e siamo entrati.
Negli ultimi dieci anni abbiamo visto moltissimi studi chiudere sia a Milano che altrove. Non è una follia aprirne uno ora?
MC – Intanto, facendo riferimento al nostro caso, ci sono forme alternative allo studio di registrazione vecchio stile. Il Mono, per esempio, è una struttura gestita da tre professionisti completamente separati. Ognuno di noi ha alle spalle una dozzina di anni di esperienza sul campo, in vari settori. Enea nasce come musicista (bassista) per poi evolversi in fonico e produttore. Matteo Sandri è fonico sia da studio che da live e io ho studiato come fonico, ma spesso suono (ho studiato pianoforte) e produco. Per come siamo fatti noi, ha più senso trovare una struttura e suddividerla fra diverse persone che abbiano fra loro una certa intesa e fiducia, perché potrebbero nascere problemi di ordine economico e gestionale. Faccio un passo indietro e aggiungo che la cosa ancora migliore sarebbe cercare di “ricondizionare” strutture magari già esistenti, fare una sorta di riciclo alla “berlinese”, se posso permettermi il paragone.
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